2 settembre 2006

Scirocco

Un vento umido e denso mi sbatte sulla faccia. È caldo lo scirocco che porta la pazzia. Ti entra nella testa e non ti fa muovere un muscolo. Solo la mente vaga nei suoi meandri e non riesce ad uscire. I piedi sono bloccati. Il corpo non risponde. Solo una pesantezza che va dalla testa alle membra. Il sonno non serve, la stanchezza rimane e con essa il senso di smarrimento. Tutto sembra fuori dal mio controllo e non ho la forza per oppormi a questo flusso. Ma forse è solo paura nel domani, nel mettere in pratica quel che già sappiamo dovremo fare. Riprendere da dove avevo lasciato due settimane fa, ovviamente non è cambiato nulla. Le vacanze non hanno sortito il miglioramento atteso. Sono stanco solo un po’ meno di quando sono arrivato. Non è cambiato nulla, non c’è stato quel vuoto catartico che mi aspettavo. Che non sono riuscito a creare intorno a me. Mi spaventa molto quel vuoto in questi giorni. E così ho riempito il bicchiere fino a colmarlo e mi ci sono immerso facendo traboccare molta acqua. Dovrò affrontare una persona che mi vuole bene, almeno è quel che penso. E a cui a mio modo voglio bene. Ma è il momento di star da solo, credo di averlo capito finalmente. Non posso riempire il vuoto rimasto vicino a me uno qualsiasi, con qualcuno che mi fa vibrare. Questa volta avrò bisogno di molto di più. E intanto dovrò essere più forte per riuscire a star da solo. Per finire quel che deve essere finito. Per liberarmi da una parte di me che mi fa correre fermo sul posto. Dovrò iniziare a fare i conti da solo, ma ormai con la fine a portata di mano. È come quando in un film cambia la musica, si fa più solenne a sottolineare l’epilogo e dopo sai che appariranno la scritta “Fine” e i titoli di coda. Ma prima deve succedere qualcosa che risolverà tutto e stringi la poltrona con le dita più forte e il cuore rallenta di poco la frequenza dei suoi battiti. Cerchi la mano del tuo vicino e poi finisce. Appare la scritta e la musica si distende. Le luci si accendono e io rimango seduto a vedere le persone alzarsi e i titoli scorrere tra le teste che si muovono. Poi la realtà rientra in me e mi alzo ed esco.

Essendo ancora uno studente per me l’anno nuovo inizia a settembre, dopo le vacanze estive e con l’inizio di un nuovo anno. È quindi questo il momento per me per fare i bilanci. Allora se mi guardo a cosa e come è cambiato negli ultimi dodici mesi quasi non mi sembra che in questo piccolo anno ci possano essere stati tanti cambiamenti. Ai primi di agosto dello scorso anno sono arrivato stremato dagli esami, bisognoso di ferie come non mai. Dieci giorni di mare e ero di nuovo in sesto. È andata bene anche a casa. Poi è cambiato tutto, nell’ultima metà di agosto si è incrinato qualcosa che piano piano si è sgretolato tra li mie mani di cui adesso vedo i pezzi ai miei piedi. Sono li che mi guardano a loro volta e a volte mi rassicurano a volte mi fanno sprofondare nel vuoto.

Un anno fa conducevo una vita normale, studiavo, preparavo gli esami e vivevo a casa del mio ragazzo. Niente di più niente di meno. Molto tranquilla, avevo molto tempo ma poca voglia di impiegarlo. Poi a settembre sono iniziate a cambiare le cose, ho dovuto lasciare il nido, ho iniziato a stare in laboratorio, ho cambiato caso e abbiamo deciso di interrompere una storia. Mi sono ritrovato solo dopo anni. Solo come non lo ero mai stato, su tutti i fronti. Ho dovuto fare i conti con me stesso, camminare sulle mie gambe senza mai appoggiarmi su qualcuno che non fossi io. Delle mattine è stato molto dura alzarsi dal letto e affrontare la giornata, ma anche se lentamente mi sono tirato su e ho camminato. Ho imparato a conoscermi e avere una nuova conoscenza di me. Ci sono state delle ancore, la mia musica, i vecchi amici e quelli nuovi, c’è stato un nuovo me che è venuto fuori e che mi piace di più di quello vecchio. Che ogni tanto sbaglia, a volte anche spesso, ma che ha voglia di poter sbagliare, che cerca sempre di far meglio, che si mette in discussione, che conosce meglio i propri limiti e sta imparando a conviverci e a superarli.

Che lo scirocco continui a soffiare. Che mi tolga la voglia di alzarmi dal letto. Che mi tolga tutte le energie. Che mi lasci solo nel letto a pensare immobile.

Poi il vento cambia e le forze tornano, che nonostante il peggio io sono sempre qui, più consapevole che mai, pronto di nuovo per affrontare le difficoltà.

Voglio avere questi giorni di stasi per riprendere il fiato, per toccare il fondo e risalire. Ne ho bisogno come di respirare. Come di non sentire il silenzio. Come di scrutare Bologna mentre si muove. Guardare il tramonto. Il mare. Il vento che fa danzare le chiome dell’albero davanti alla mia finestra. Il cielo terzo nei freddi mattini di gennaio con l’aria che pizzica la faccia. Dell’acqua che mi scorre sulla pelle. Delle lacrime calde che mi scendono dagli occhi. Dell’euforia da stato di ebbrezza alcolica. Il gusto del cibo sul palato. Del rumore della neve che scende sul tetto. Di quello della pioggia contro la finestra.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una bella descrizione di te stesso anche se forse un po contorta? Posso dirti solo che per quel che mostri di persona sei un tipo in gamba, serio, sincero, burlone..insomma un tipo ok come dico sempre io!! Ho avuto il piacere di fare la tua conoscenza, purtroppo siamo lontani e forse in questo tuo momento cosi particolare, dove desideri e vuoi stare solo, penso che sia meglio cosi... Ti voglio bene..cosa sei per me? Non lo so certo non direi piu quella brutta frase "un flirt estivo" e te ne chiedo scusa! Sei una persona speciale che ho il piacere di conoscere..tutto qua! Hai capito chi sono e ti abbraccio forte e ti auguro di realizzare sempre al meglio tutto cio che desideri. Un bacio

Anonimo ha detto...

Forse dovresti continuare a scrivere ricette, che è meglio!